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sabato 31 ottobre 2015

PAUROSO HALLOWEEN VEG A TUTTI - Parte seconda: 12 ricettine veg last minute!



In rete si trovano tantissime idee carine per paurosi buffet o snack o cene per la notte del 31 Ottobre.

Eccovi 12 idee VEG che più gradisco, ma soprattutto da last-minute :D



TESTE MOZZATE

Mele sbucciate e intagliate con un coltellino ben appuntito creando dei volti .


Infornate poi a testa in giu in una teglia al forno per 15/20 min circa (in modo che rimangano sode).

Servite in un pentolone con:

succo di mela, cannella, succo di limone e eventuale zucchero (se ne sentite la necessità)







FRANK GUANSTEIN :D

Volto di salsa guacamole


occhi di mayo veg e olive nere


bocca di olive nere


capelli di vegetable chips o  tortillas chips di mais


OCCHI STREGATI

funghi cotti al forno con ripieno di hummus o mayo veg 


pupilla con olive tagliate


crepe/vene con pomodorini secchi o peperoncini sfilettati

oppure
salsa ketchup







FASTASMINI E ZUCCHE DI FRUTTA

banane con gocce di cioccolato (o quelle per i dolci o le fate col ciocco fuso e poi le mettete in freezer per fissarsi bene e poi levate i fanstasmini almeno mezz'ora prima di servirli)
mandarini con gambo di sedano




DITA DI STREGA (versione salata)

creare le dita con l'impasto dei falafel e farlo cuocere in forno -
l'unghia con la mayo veg o un pinolo tostato (da metter a cuocere in forno assieme alle dita in questo caso) - 
il sangue con salsa ketchup o salsa chili 




 PEPPER JACK-O'-LANTERN

Peperoni intagliati con coltellino fine e fatti leggermente arrostire al forno (ma non troppo altrimenti si afflosciano)

ripieno di lenticchie con verdure ma ottimo anche con spaghetti che fuoriescono stile vermetti

 ALTRO FANTASMINO

Fantasmino creato con una formina di biscotti dall'impasto di una tortilla. 

Occhi creati con lo stuzzicadenti facendo due piccoli fori.

Una salsa qualunque (qui guacamole con pomodori a pezzettoni)

FANTASMI DOLCI

Creare la forma del fantasmino con l'impasto del pancake vegano.

Occhi e bocca con le gocce di cioccolato delle decorazioni delle torte.









RAGNETTI SIMPATICI

olive grandi verdi e nere col nocciolo 
inserite cappero come testa infilzandolo con stuzzicadenti e poi far piccoli fori con stuzzicadenti ai lati per infilari rametti di rosmarino come zampette (con un po' di pazienza viene benissimo)





BOCCHE DI VAMPIRO

mete rosse tagliate a spicchi e scavate all'interno
lingua con fragole tagliate sottili
denti con mandorle con la pelle  o senza...
per fissar il tutto meglio ed esser più golosi metter burro di arachidi all'interno della "bocca" :P



 ZUCCHE DI RISO

Cuocere il riso (meglio basmati che cuoce prima) immergendolo nel succo di estratto di carota, un po' di sale e aromi (facoltativi) a completo assorbimento del liquido.
Formare le zucche e creare il picciolo con un peperone verde e occhi e bocca con olive nere intagliati.


MUMMIE VEG DI WURSTEL

Preparare striscioline di pasta sfoglia (perfetta anche quella veg già pronta del supermercato)
Avvolgere i wurstel veg (io amo particolarmente quelli di lupino che hanno una % quasi nulla di glutine) e infornarli fino a che la pasta inizia a dorare.
Gli occhi son con salsa ketchup (aiutatevi con uno stuzzicandenti)

venerdì 30 ottobre 2015

PAUROSO HALLOWEEN VEG A TUTTI - Parte prima: la storia e qualche idea per la tavola

Halloween non nasce in America, ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde “Erin” era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico.  Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi nella nuova terra. Il nome Halloween  (in irlandese Hallow E’en), deriva dalla forma contratta di All Hallows’ Eve, dove Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo: la vigilia di tutti i Santi, quindi. Ognissanti, invece, in inglese è All Hallows’ Day. Entrambe etimologie cattoliche quindi. Celti erano prevalentemente un popolo di pastori, a differenza di altre culture europee, come quelle del bacino del Mediterraneo. I ritmi della loro vita erano, dunque, scanditi dai tempi che l’allevamento del bestiame imponeva, tempi diversi da quelli dei campi. Alla fine della stagione estiva, i pastori riportavano a valle le loro greggi, per prepararsi all’arrivo dell’inverno e all’inizio del nuovo anno. Per i Celti, infatti, l’anno nuovo non cominciava il 1° gennaio come per noi oggi, bensì il 1° novembre, quando terminava ufficialmente la stagione calda ed iniziava la stagione delle tenebre e del freddo, il tempo in cui ci si chiudeva in casa per molti mesi, riparandosi dal freddo, costruendo utensili e trascorrendo le serate a raccontare storie e leggende. Il passaggio dall’estate all’inverno e dal vecchio al nuovo anno veniva celebrato con lunghi festeggiamenti, lo Samhain (pronunciato sow-in, dove sow fa rima con cow), che deriverebbe dal gaelico samhuinn e significa “summer’s end”, fine dell’estate. 
In Irlanda la festa era nota come Samhein, o La Samon, la festa del Sole, ma il concetto è lo stesso. In quel periodo dell’anno i frutti dei campi erano assicurati, il bestiame era stato ben nutrito dell’aria fresca e dei pascoli dei monti e le scorte per l’inverno erano state preparate. La comunità, quindi, poteva riposarsi e ringraziare gli Dei per la loro generosità. Ciò avveniva tramite lo Samhain, che, inoltre, serviva ad esorcizzare l’arrivo dell’inverno e dei suoi pericoli, unendo e rafforzando la comunità grazie ad un rito di passaggio che propiziasse la benevolenza delle divinità. L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano Lughnasadh (1 agosto), Beltane (30 aprile o 1 maggio), Imbolc (1-2 febbraio), Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21 settembre). L’avvento del Cristianesimo non ha del tutto cancellato queste festività, ma in molti casi si è sovrapposto ad esse conferendo loro contenuti e significati diversi da quelli originari. La morte era il tema principale della festa, in sintonia con ciò che stava avvenendo in natura: durante la stagione invernale la vita sembra tacere, mentre in realtà si rinnova sottoterra, dove tradizionalmente, tra l’altro, riposano i morti. Da qui è comprensibile l’accostamento dello Samhain al culto dei morti. I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti, che vivevano in una landa di eterna giovinezza e felicità chiamata Tir nan Oge, e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l’aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra.
Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all’allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell’accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti. In Irlanda si diffuse l’usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi. Il simbolo di Halloween è sicuramente la Jack-o'-lantern, una lanterna scavata in una zucca dalle sembianze umane. Le sue origini si trovano nella leggenda di Stingly Jack, il contadino irlandese che tentò di truffare il diavolo, finché questi lo condannò a vagare nell'oscurità con solo un tizzone ardente per fare luce. E Jack vi costruì attorno una lanterna partendo da una rapa. La zucca, molto diffusa in America, è... un'innovazione successiva.
Che si tratti di festività cristiana o pagana resta comunque un fatto: in entrambi i casi questa giornata ha un potere e valore energetico molto potente. Questo sia nella luce che nell’oscuro.  
Ma veniamo a qualche idea semplice, carina e di sicuro effetto per i vostri PARTY di HALLOWEEN :D



Intanto la classica zucca intagliata piace sempre molto, sia con candele all'interno per creare un po' di Magia, sia in versione post-sbornia con una salsina di guacamole  AHAHAHAH 
Poi di gran bell'effetto son le siringhe dove all'interno può esser messo o acqua con colorante alimentare o qualche sciroppo tipo verde con la menta o blu con il curaçao (per i più grandicelli) oppure semplicemente del succo di melograno o se troppo forte il sapore allungato in acqua



Idea simpaticissima è avvolgere una mele,melograni o altra frutta con bende mediche e attaccarci degli occhietti finti che trovate in merceria oppure disegnarli o farli con la pasta di sale o zucchero se li volete mangiare!!



E così si posson mummificare o travestire portacandele, bicchieri,etc....







Altra idea carina è posizionare denti finti da vampiro come ferma tovagliolo :D o utilizzare bottiglie con bevande colorate e metterci etichette tipo: bevimi a tuo rischio...oppure come per le siringhe creare bottigliette di "sangue" con etichette GRUPPO 0 - GRUPPO A - GRUPPO B 

Semplicissimo è anche creare segnaposti di carta tipo questo col pipistrello o con l'omino mummificato col nastro adesivo :D

Altre idee semplici




Anche un'ananas è PAUROSA e d'effetto!

   

Altro effetto di grande scena è la mano !!!!
Formare una mano di ghiaccio con un guanto di lattice in freezer ed utilizzarla così, oppure spezzarvi le dita da mettere nei bicchieri



BOOOOOOOOOOO 

Felice Halloween a tutti !

martedì 27 ottobre 2015

Autunno d'aquolina

Come creare l'aquolina ad un vegano??

Presto detto: preparare questo sugo super gustoso e dal sapore caldo come l'autunno e unico.



INGREDIENTI:
(dose abbondante per circa due porzioni di pasta)

10 cm circa di zucca violina (scusate ma non l'ho pesata)
1 ciuffetto di prezzemolo fresco
1 cipollotto intero
8/10 castagne arrostite, sgusciate e raffreddate bene
sale rosa dell'Himalaya q.b.
aglio in polvere q.b.
olio evo q.b.
vino bianco vegan ok a sfumare q.b.
pimenton de la Vera (ahumado non dulce) *

(*)spezia simile alla paprika tipica di Valencia ne parlo QUI.

Mentre mettete l'acqua a bollire per la pasta preparate il sugo.
In una padella antiaderente mettere un dito d'acqua. Nel mixer tritare la zucca, il cipollotto e il prezzemolo (se non preferite farlo a mano libera) e metterli in padella.
Aggiungere acqua quando occorre e far cuocere per circa 5/6 minuti. Sfumare con del vino bianco e regolare di sale e olio.
Tritare nel mixer le castagne e aggiungere anch'esse in padella. Mescolare bene e se necessario aggiungere un'altra leggera sfumata di vino. Spolverare con aglio in polvere e con una punta di cuccchiaino di pimenton. Amalgamare bene e poi spegnere la fiamma.
Nel frattempo avrete già buttato la pasta (io ho scelto una tagliatella senza uova e di mais quindi anche senza glutine). A cottura scolare e versare in padella. Far saltare bene e servire.

Yumm !


NOTA: avevo già sperimentato il pimenton nelle patate al forno ed in altre verdure, ma in questo sugo mi ha davvero stregata.
Mi son imbattuta in questa meravigliosa spezia durante uno dei miei tanti viaggi per sagre e fiere locali alla prima annusata è stato amore puro.
Quindi grazie alla mia amica de "LA STADERA" che me l'ha fatta notare..
..e grazie alla mia amica/sorella Valentina che la sa abilmente cucinare nei suoi manicaretti "inganna popolo". Namaste.






lunedì 26 ottobre 2015

Il piccante che poi piccante non è :D

La salsa Tabasco è una salsa piccante ottenuta dalla macerazione degli omonimi peperoncini, della specie Capsicum Frutescens. 
La formula originale di questa salsa in realtà non è di pubblico dominio: è stata brevettata nel 1870 dalla famiglia McIlhenny, che avviò la sua produzione ad Avery Island, in Lousiana (USA). In ogni caso, gli elementi fondamentali per la preparazione della salsa tabasco sono il giusto grado di maturazione dei peperoncini (che devono essere ben scarlatti ma non troppo maturi), la loro macerazione e fermentazione in sale e aceto di vino di buona qualità e la stagionatura prolungata (3 anni) in botti di quercia.Oltre alla versione originale, la McIlhenny produce delle varianti della sua famosa salsa: una con peperoncini Jalapenos, una all'aglio, una con peperoncini Habanero Red Savina e frutti esotici, una dal gusto affumicato e una dal gusto dolce.
Nonostante la ricetta originale sia top secret, esiste una formula abbastanza collaudata per la preparazione casalinga della salsa Tabasco.
RICETTA TABASCO : Per ogni etto di peperoncini Tabasco (ben maturi), sono necessari 5 cl di aceto di vino bianco e un cucchiaino di sale grosso da cucina .
Per la preparazione: innanzitutto tritare finemente (o frullare) i peperoncini Tabasco ben maturi, eliminando i gambi ma includendo i semi. Mescolare quindi con il sale e porre in un barattolo sterile chiuso con un tovagliolo pulito, dove il composto dovrà riposare per almeno un mese per consentire la fermentazione. Trascorso questo periodo, aggiungere l'aceto e lasciar riposare per una ulteriore settimana. A questo punto è possibile spremere e filtrare il composto con l'ausilio di un colino: la salsa è così pronta per essere imbottigliata, a piacere con l'aggiunta di poco sale fine, e consumata. Per preservarne le caratteristiche, è necessario conservare la salsa Tabasco in frigorifero.
La salsa Tabasco è molto versatile e i suoi usi in cucina sono molteplici: è adatta a conferire piccantezza e aroma acidulo a svariate salse (tra cui la salsa rosa) e pietanze (dai primi alla carne), è utile per guarnire e insaporire insalate, sandwich e tramezzini, ed è indispensabile per la preparazione del celebre cocktail Bloody Mary.
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Il peperoncino di Cayenna è uno dei più famosi e utilizzati peperoncini al mondo ovvero il Capsicum annuum. Il suo nome deriva dalla città di Cayenne, capitale dipartimentale della Guyana francese.
Viene normalmente essiccato e macinato, oppure tostato al forno ancora fresco e poi macinato per produrre la polvere anch'essa normalmente nota come pepe di Cayenna.
Il pepe di Cayenna viene usato nella preparazione di cibi piccanti, sia in polvere che intero (ad esempio nella cucina Sichuan), oppure in una salsa diluita a base di aceto. Viene anche utilizzato come ingrediente erboristico ed è menzionato nel trattato Complete Herbal  già nel XVII secolo.
Il peperoncino di Cayenna è ricco di vitamina A; contiene inoltre le vitamine B6, E e C; la riboflavina, potassio e manganese.

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La paprica è una delle spezie comunemente usate nella preparazione dei cibi. Si ottiene dal peperone ungherese (in ungherese paprika, significa "peperone" e indica quindi anche l'ortaggio, non solo la spezia) fatto seccare, liberato dalla parte interna bianca e macinato.

Una leggenda dice che una giovane contadina ungherese che era stata costretta con la forza a vivere nell'harem di un pascià turco a Buda, avesse spiato a lungo i giardini del palazzo mentre coltivavano i peperoni e che, una volta liberata, avesse insegnato ai contadini del suo villaggio a coltivarli.
togliendo al momento della raccolta tutte le venature interne del frutto, dove si concentra la capsaicina, il principio attivo che dà il sapore piccante al peperone, si ottiene la cosiddetta "paprica dolce". Va detto però che anche il tipo cosiddetto "forte", non è affatto piccante, contrariamente a quanto si possa credere.
In Ungheria il momento del raccolto viene vissuto come un rito gioioso. L'8 settembre le donne, vstite con costumi sgargianti, raccolgono i peperoni nei campi e dopo averli infilzati con ago e filo fanno delle lunghe ghirlande che appendono a speciali sostegni di legno o ai muri delle case.
Nella cucina ungherese viene usata in moltissime preparazioni ed all'estero è conosciuta soprattutto per l'abbondante uso che se ne fa nella preparazione del GULASH.
La paprica ha un gusto delicato, un poco amaro, lievemente piccante e abbastanza aromatico. Il suo lato piccante è molto dolce e grazie a questo si esaltano le pietanze con un tocco aromatico e speziato che "neutralizza" il sapore piccante del peperoncino. La paprica può essere dolce, o piccante, quando viene macinata anche la placenta del peperoncino, ossia la parte interna al quale sono attaccati i semi (che erroneamente vengono ritenuti la parte più piccante). Viene comunemente utilizzata con la carne, i formaggi, la panna, il pomodoro, la cipolla e viene talvolta unita in altre miscele di spezie.
La paprica è l'alimento più ricco di carotenoidi:
vitamina A, carotene alfa e beta, criptoxantina, luteina con zeaxantina.

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Il Pimenton de la Vera è un prodotto tipico della regione dell’ Extrema Dura in Spagna registrato col marchio DOP.
I peperoncini vengono essiccati e affumicati con legno di quercia.
Di colore rosso vivo, di sapore intenso ma non piccante, è l’elemento che conferisce il sapore di affumicato ai chorizos: i celebri insaccati iberici. È presente anche in alcune varianti del polpo alla Gallega. E’ indicato anche con i legumi, con il merluzzo e su pasta all’Amatriciana o Carbonara; ovviamente noi lo usiamo sempre e solo in chiave vegan :) 
La caratteristica del Pimenton de la Vera è la persistente ma delicata nota affumicata che deriva dal lento procedimento di esscazione su fumo di legno di leccio o di rovere. Il processo che può richiedere fino a 15 gg abbassa la quantità di umidità nei frutti a meno del 12%. A questo punto i peperoni vengono passati attraverso una mola a pietra che li riduce in polvere a grana fine.
Questa Paprica raffinata è interessante da aggiungere a stufati e a salse per ottenere un colore rosso intenso e un retrogusto affumicato,ma è ottima anche per insaporite le verdure o le insalate.
Si tratta di alcune qualità diverse di peperoni: Ocales, Jaranda, Jariza, Jeromín, e Bola che vengono poi cotte e seccate con al fuoco vivo, procedimento che gli dona quel tocco affumicato che tanto piace.
Proprietà del pimentòn: antisettico e favorisce la circolazione del sangue e l’attività digestiva nell’organismo.


martedì 20 ottobre 2015

Contorno Autunnale

Mi piace, soprattutto la sera quando le temperature cominciano a scendere, preparare qualcosa al forno.
In genere prediligo un contorno che alla fine si rivela quasi sempre un piatto unico e completo che accontenta tutti i palati e riempie a sazietà.
L'altra sera, di rientro da una settimana fuori casa per impegni di lavoro mentre facevo la lista di quel che mio marito aveva brillantemente acquistato in mia assenza, ho scelto questa soluzione che spero gradirete quanto è piaciuta a noi.
Come nel mio solito stile si tratta di pochi ingredienti facilmente reperibili. La preparazione è semplice e veloce..quindi accendete i forni e via!



INGREDIENTI:
(dosi per 2/3 persone inteso come portata unica)

3 patate a pasta gialla medio/grandi
½ cavolo nero
10/12 pomodorini tipo pachino o ciliegino
1 cipollotto medio intero inclusa la parte verde 
formaggio di anacardi aromatizzato al Naga Morich* (vedi link ricetta nel procedimento)
olio evo q.b.
sale rosa dell'himalaya q.b.

(*) peperoncino molto piccante 




Preriscaldare il forno a 180°/200°. 
Prendere una teglia medio-grande e ricoprirla di carta forno.
Lavare bene con la spazzolina le patate e tagliarle a tocchetti medi. Io utilizzando patate di coltivazione bio-dinamica che acquisto dal mio contadino di fiducia lascio la buccia che è ricca di nutrienti e se priva di prodotti chimici ottima. Se non siete sicuri della provenienza e tipo di coltivazione levate la buccia.
Adagiarle nella teglia. Lavare e tagliare a rondelle sottili il cipollotto e unirlo alle patate.
Lavare e tagliare i pomodorini e mettere anch'essi nella teglia. Con le mani o un bel cucchiaio capiente mescolare bene le verdure. 
Passarvi sopra un filo d'olio evo e un pizzico di sale rosa.
Mettere in forno fino a che con la forchetta infilzerete le patate facilmente. (il tempo esatto dipende e vario da forno a forno; comunque all'incirca per 30 minuti). Le patate devono rimanere un po' sode quindi non spappolatele!
Nel frattempo che le patate cuociono preparare il cavolo nero.
Lavarlo e tagliarlo a listarelle sottili lasciandolo scolare bene dall'acqua residua del lavaggio.
Eliminare la parte più inferiore e dura del gambo che potrà essere utilizzata in zuppe, minestroni, ripieni di polpette o burger veg.
Prender il formaggio di anacardi ( ricetta QUI ) e briciolarlo con la forchetta.
Quando le patate risulteranno cotte togliere la teglia dal forno e aggiungere il cavolo nero e il formaggio di anacardi al tutto. Amalgamare bene il tutto nella teglia e aggiungere un filo d'olio evo.
Rinfornare per altri 10/15 minuti e servire.

Buon appetito.





lunedì 19 ottobre 2015

Il piccante nel cuore

Mi sono resa conto di non aver dato giusto spazio al Re delle spezie per eccellenza..
Ecco qua dunque un posto degno di merito all'amato peperoncino. ^_^


IL PEPERONCINO


Della famiglia delle Solanaceae (anche se da studi recenti si stanno facendo differenze sostanziali in merito), originario delle Americhe ma attualmente coltivato in tutto il mondo. Oltre al noto peperone, il genere comprende varie specie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci.

Secondo alcuni, il nome latino "Capsicum" deriva da "capsa", che significa scatola, e deve il nome alla particolare forma del frutto (una bacca) che ricorda proprio una scatola con dentro i semi. Altri invece lo fanno derivare dal greco kapto che significa mordere, con evidente riferimento al piccante che "morde" la lingua quando si mangia. 
Il peperoncino piccante era usato come alimento fin da tempi antichissimi. Dalla testimonianza di reperti archeologici sappiamo che già nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico come pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del Perù e del Messico. In Europa il peperoncino giunse grazie a Cristoforo Colombo che lo portò dalle Americhe col suo secondo viaggio, nel 1493.

Tutte le specie possono essere coltivate in Italia, anche in balcone, seminando verso febbraio al Centro e al Sud e marzo al Nord, mentre i frutti si possono raccogliere in estate e in autunno. Questi andrebbero usati subito dopo la raccolta affinché non perdano le loro proprietà, ma si possono conservare anche sott'olio o in polvere (dopo averli fatti seccare al sole), oppure congelandoli.
Il Capsicum annuum è probabilmente il più coltivato e comprende le varietà più diffuse: i peperoni dolci, il peperoncino comune in Italia, il peperoncino di Cayenna, e il messicano jalapeño. 
Tra le varietà di peperoni più conosciute e consumate al mondo troviamo:
  • Bell pepper (o "peperone campana" data la sua forma): è il classico peperone dolce che viene coltivato in tutto il Mediterraneo fino all'Olanda e può essere di colore rosso o giallo, o verde se acerbo.
  • Peperoncino del Mediterraneo: il nostro peperoncino, che trova la sua maggior espressione in Calabria, arriva fino a 500 unità scoville.
  • Friggitello: è dolce, di colore verde e forma arcuata, lungo circa 10-12 cm, disponibile anche in tutti i supermercati italiani. 
  • Jalapeno: un peperoncino verde di forma allungata e ritorta (con fino a 5 mila unità scoville di piccantezza), è tipico della zona tra Texas e Messico.
  • Habanero: è uno dei peperoncini più piccanti al mondo (fino a 300 mila unità scoville), viene coltivato nello Yucatan e nelle zone caraibiche, può essere giallo, rosso o verde.
  • Thai: originario della Thailandia, ha una forma allungata, stretta e compatta, di solito è rosso, ma può essere anche verde, arriva massimo a 100 mila unità scoville.
  • Kayenna: è un peperoncino lungo e stretto, di colore rosso, con circa 50 mila unità scoville, che trova il suo habitat sia in Asia che in Africa.
  • Poblano: un piccolo peperone verde che viene coltivato sia in Messico che in California e ha circa 1000-1500 unità scoville.
  
La sostanza artefice principale della piccantezza è l'alcaloide capsaicina insieme ad altre 4 sostanze naturali correlate chiamate collettivamente capsaicinoidi. Ogni capsaicinoide ha piccantezza relativa e un sapore diversi nella bocca, e una variazione nelle proporzioni di queste sostanze determina le diverse sensazioni prodotte dalle diverse varietà, oltre al loro contenuto. La capsaicina provoca dolore e infiammazioni se consumata in eccesso. Rappresenta anche l'ingrediente principale nello spray al pepe, usato come "arma non letale".
La sensazione di bruciore che percepiamo, tanto più intensa e persistente quanto più il peperoncino è piccante, in realtà non esiste, nel senso che non si ha un aumento di temperatura nella nostra bocca. La capsaicina interagisce semplicemente con alcuni termorecettori presenti nella bocca e nello stomaco che mandano un segnale al cervello come se la nostra bocca o il nostro stomaco "bruciassero".
La piccantezza dei peperoncini è misurata solitamente tramite la scala di Scoville, ideata al principio del XX Secolo dal chimico statunitense Wilbur Scoville. Il peperone dolce ha ad esempio zero unità Scoville, i jalapeños vanno da 3,000 a 10,000 SU, mentre gli Habaneros arrivano a 600,000 unità Scoville.



Il record, registrato nel Guinness dei Primati nel dicembre del 2013, appartiene al Carolina Reaper con 2.200.000 SHU. Precedentemente apparteneva allo Scorpione di Trinidad e ancora prima al Naga Viper con 1.382.118 SHU. Come sempre, va ricordato che essendo prodotti naturali e non industriali, non tutti i peperoncini hanno lo stesso valore: è semplicemente il massimo valore registrato e ufficialmente riconosciuto. Sedici unità di Scoville sono equivalenti a una parte di capsaicina per milione, ma il suo grande limite è che pur basandosi su una scala oggettiva, la rilevazione dipende dalla soggettività umana.


Proprieta’ benefiche: i flavonoidi e i capsaicinoidi hanno un effetto antibatterico, cosicché cibi cotti col peperoncino possono essere conservati relativamente a lungo. Questo spiega anche perché più ci si sposta in regioni dal clima caldo, maggiore sia l'uso di peperoncino ed altre spezie. 
Il tipico colore rosso è dato dai carotenoidi, presenti in grandi quantità; va inoltre segnalata la vitamina A, la PP o niacina, la vitamina E, e tra i minerali soprattutto il potassio, il calcio e il fosforo
I peperoncini sono ricchi in vitamina C e si ritiene abbiano molti effetti benefici sulla salute umana, purché usati con moderazione ed in assenza di problemi gastrointestinali. Il peperoncino ha un forte potere antiossidante, e questo gli è valso la fama di antitumorale. Inoltre, il peperoncino si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite, e nel favorire la digestione. Queste virtù sono dovute principalmente alla capsaicina, in grado di aumentare la secrezione di muco e di succhi gastrici. In ultimo il peperoncino stimolando la peristalsi intestinale favorisce il transito e l'evacuazione, il più rapido passaggio intestinale in sinergia col potere antibatterico ed antimicotico evita la fermentazione e la formazione di gas intestinali e di tossine, particolarmente le tossine della candida albicans.
Alcuni studi hanno evidenziato un aumento del metabolismo e una riduzione dell'insulina ematica dopo aver mangiato cibi conditi con peperoncini piccanti. Il peperoncino può essere usato anche come antidolorifico in artriti, neuropatia diabetica, nevralgie post-herpetiche e del trigemino, sintomi post-mastectomia, cefalea a grappolo.
Tra le controindicazioni, la presenza di proteine allergizzanti. E' inoltre sconsigliato a chi soffre di gastrite e ulcera, emorroidi, infiammazioni agli organi dell’apparato digerente. Inoltre non andrebbe fatto ingerire ai bambini di meno di dodici anni. Attenzione a non toccare mai gli occhi se con le dita si è maneggiato del peperoncino!!!

CURIOSITA': E' comune credenza popolare che i semi siano la parte più piccante del peperoncino; ma in realtà è la parte interna della bacca che li contiene, a vantare la maggiore quantità di capsaicina. 
Altra credenza popolare vuole che abbia proprietà afrodisiache, che in realtà non sono mai state accertate. 

La medicina popolare calabrese riconosce a una lozione preparata col peperoncino proprietà contro la caduta dei capelli. 
La medicina ayurvedica riconosce invece al peperoncino proprietà energizzanti e antidepressive.