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giovedì 12 febbraio 2015

CASTAGNOLE


CASTAGNOLE VEGAN E GLUTEN FREE


INGREDIENTI

250g di farina di castagne
120g di zucchero di canna (io ho usato il mascobado)
olio si semi di girasole 
100g silken tofu
latte di riso q.b.
vaniglia in polvere per aromatizzare il lievito (la punta di un cucchiaino)
sale 1 pizzico
1/2 bustina di cremor tartaro
scorza di 1/2 limone bio
100g di uvetta o gocce di cioccolato fondente

Far ammollare l'uvetta in acqua (se avete cioccolato ovviamente non fate nulla ihihihihih).
Nel frattempo frullare il tofu col latte per ottenere una crema densa e priva di grumi. 
In una ciotola mettere farina,sale,lievito,vaniglia,zucchero e scorza del limone. Unire la cremina e amalgamare bene aggiungendo altro latte se occorre fino ad ottenere un composto morbido.
Aggiungere l'uvetta strizzata bene o il cioccolato.
Versare l'olio in un tegame e farlo scaldare bene. Tuffarvi poi un cucchiaio di impasto a pallina e lasciarlo friggere per 30/45 secondi circa (quando vengon a galla,tuffatene poche per volta, son pronte). La farina di castagne lascia un sapore cioccolatoso al tutto ed anche il colore è bello scuro ma non tenete non son bruciate :D son buone e senza glutine!!!

Naturalmente nessuno vieta di farle al forno per una versione light ;)


*********************** un po' di storia **********************

La festa del Carnevale, nei paesi Cattolici, è compresa tra il periodo dell’Epifania e la Quaresima, e termina nei giorni definiti grassi, dal giovedì al martedì. Infatti, Carnevale deriva dal latino “Carnem levare”, che significa “levare - togliere la carne” e durante il periodo quaresimale, secondo la tradizione, i cattolici devono astenersi dal cibo per quaranta giorni, poiché bisogna prepararsi al digiuno per la Pasqua. A seconda poi, delle altre culture, la festa può avere inizio a Capodanno o alla Candelora (2 febbraio) e termina sempre nei famosi giorni grassi prima delle Ceneri. 
Ma le origini del Carnevale vengono fatte risalire alla festa romana dei Saturnalia (in onore del Dio Saturno) e dei Lupercalia (in onore del Dio Pane, festività celebrata nel mese di febbraio) pertanto i festeggiamenti affondano le radici negli antichi riti pagani, in un periodo storico anteriore al Cristianesimo, dove il Carnevale era considerato una festa con forti valenze simboliche legate al mondo agricolo-pastorale, in quanto si celebrava la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo. Infatti attraverso una particolare cerimonia in maschera, si salutava la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, la quale, secondo le credenze popolari, dava vita ad un ciclo di stagione opulenta, feconda e fertile per la terra, assicurando ottimi raccolti. 

Ad ogni modo è durante l’epoca Medioevale che il Carnevale assume delle connotazioni più precise. Il Carnevale medioevale, è stato definito dagli storici e sociologi come la “festa dei folli”; si attuavano festeggiamenti trasgressivi, baldorie senza limiti morali, si consumavano lauti pasti, ecc. In seguito, nell'età della Controriforma, il Carnevale ha subito varie resistenze da parte della Chiesa e da parte dei diversi ordini religiosi. 
Va precisato che la rappresentazione teatrale durante la prima metà del Cinquecento, non è ancora teatro e quindi l’esibizione si svolge ovunque poiché lo spettacolo non ha ancora un proprio luogo, una propria caratterizzazione o una propria struttura tipica. Se lo spettacolo nel corso del Cinquecento non ha un proprio luogo, ha però un proprio tempo: <<il tempo del Carnevale>>. 

Le compagnie dei guitti più fortunate, durante la Controriforma riescono a salvarsi dalla censura ecclesiastica grazie alla protezione ricevuta da parte dei potenti; mentre quelle meno fortunate, sono costrette a spostarsi da una città all'altra, da una piazza all'altra, per mettere in scena i propri costumi e i propri drammi carnevaleschi. Gli attori in maschera, quelli privilegiati, sono poi tenuti a mettere la loro arte al servizio dei mecenati, si esibiscono davanti ad una corte di un élite privilegiata e organizzano spettacoli nelle sontuose sale dei palazzi rinascimentali, nei giardini principeschi e nelle regie dei magnati. Va dunque precisato che il Carnevale nel Cinquecento era una prerogativa dei soli nobili, e tale festa si estese immediatamente in tutta la nostra Penisola, favorendo la nascita e lo sviluppo di splendide scenografie, di maschere regionali e soprattutto di  compagnie girovaghe. 
In seguito nel corso del Seicento il Carnevale diventa una festa popolare, e le maschere della Commedia dell’Arte stabilendo sempre più un diretto contatto con la realtà ”bassa e volgare”, adottano il linguaggio dialettale-popolare della loro regione d’origine; così si è dato vita a personaggi tipici che sono entrati a fare parte del costume italiano. Nascono dal teatro buffonesco e popolare delle fiere e più tardi giungono alla popolarità più totale della nostra penisola sottolineando i vizi e i difetti degli uomini.




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