Come ormai sapete le ricette povere della nostra tradizione son tra le mie preferite (oltre che le più sane e semplici) .
Stavolta è il turno dell'Acquacotta
Zuppa povera preparata con ingredienti di
recupero e bilanciata da un punto di vista nutrizionale, è ancora
oggi molto diffusa in Maremma e viene proposta e valorizzata in molte taverne
nelle quali è possibile degustare un menù tipico regionale.
L’origine non è di facile individuazione, come pure è difficile individuare
le molteplici varianti. Tuttavia, se è vero che si può preparare con o senza il
pomodoro, con o senza l’uovo e che si può usare l’olio extravergine di oliva
piuttosto che il rigatino, è sicuramente accertato almeno un ingrediente
che le accomuna: la fantasia.
E’ infatti il piatto della tradizione italiana di “quando c’era poco, ma
si sapeva inventare”.
Nell’antica Toscana i carbonai, i contadini, i butteri
che erano “fuori” al seguito delle mandrie e probabilmente anche i romantici briganti di un tempo usavano portare nel tascapane
detto “catana” un pezzo di lardo o di rigatino, una boccetta d’olio, dell’agresto (succo
agro che si ricava da un’uva che non matura mai perfettamente) o del pomodoro,
un po’ di peperoncino e, naturalmente, del pane. Pane di quei tempi, quindi
fatto con farina macinata a pietra, cotto nel forno riscaldato con la legna;
insomma il classico pane toscano sciapo (perché il sale
costava troppo per i balzelli che lo gravavano) ma che proprio per questo
esaltava il sapori dei cibi con quali si accompagnava.
E’ un piatto nomade, che ha seguito gli
amiatini che in inverno si spostavano al piano, in Maremma, in cerca di lavoro
e si portavano dietro pochi ingredienti, tra i quali non mancavano mai le
cipolle.
Gli ingredienti base dell’acquacotta sono infatti acqua, pane e
cipolle.
Tutto ciò, era sufficiente per
inventare una gustosa e profumata acqua cotta. C'è un detto che la definisce anche la "minestra dei sassi" ...poichè priva di quasi tutto eppur buona!
Ma quella della massaia o della Badessa era sicuramente più ricca perchè,
avendo vicini orto e pollaio, potevano aggiungere cipolla rossa e uova e, se
c’era l’occasione, anche un collo d’agnello.
Si racconta che sia nata in un convento nei pressi del castello di Romena,
l’antica e celebre rocca con tredici torri dei Conti Guidi nota anche a Dante.
La storia racconta che un mattino la Badessa Sofia, vedendo il castello
circondato dalle truppe aretine, sia salita in groppa ad una mula bianca
e si sia lanciata alla volta del campo aretino sollevando così una gran
nube di polvere. Questa nube, quasi per miracolo, apparve così grande ai
soldati aretini che, pensando si trattasse di un esercito che accorreva a
difesa del castello, si dettero alla fuga. La Badessa Sofia, decise allora di
prendersi cura dei castellani, estenuati dall’assedio, e con le poche cose a
disposizione, s’inventò l’acqua cotta del convento.
ACQUACOTTA
(la mia versione VEG)
INGREDIENTI
olio evo
1 spicchio d’aglio
qualche costa di sedano
2 cipolle
pomodori pelati (facoltativi)
peperoncino piccante
sale
pane toscano senza sale a fette
lievito alimentare in scaglie
2 lt. circa di acqua calda
Sminuzzare sedano, pomodori e cipolla.
In una pentola capiente far imbiondire l'aglio sbucciato e leggermente schiacciato, con un filo d'olio. Aggiungere le verdure sminuzzate, il peperoncino e il sale a piacimento.
Lasciar insaporire per qualche minuto e aggiungere 2 litri circa di acqua calda. Coprire la pentola col coperchio e far cuocere a fuoco bassissimo per circa 2 ore e 30 mezzo (in caso evaporasse troppo l’acqua aggiungerla via via, ma badando che risulti sempre piuttosto densa).
A questo punto ricordatevi di levar l'aglio :D
Verso fine cottura abbrustolire le fette di pane, strusciarle con un po' di aglio e distribuirle a pezzi nei piatti fondi.
Disporre la zuppa sopra il pane e coprire con una bella spolverata di lievito alimentare. Servire subito il piatto bello caldo.
Nessun commento:
Posta un commento